STEMMA ARALDICO DEL 1952

Stemma araldico del 1952

All’indomani della nascita della Repubblica, il Ministro per la difesa, con circolare n. 523 del 22 novembre 1948 e n. 210 del 13 febbraio 1950, emanò disposizioni relative alle modifiche o alla nuova realizzazione degli stemmi araldici dei Corpi, nei quali dovevano essere aboliti tutti i simboli in contrasto con la nuova forma costituzionale assunta dallo Stato.

In ottemperanza a tali norme il Comando Generale dei Carabinieri avanzò proposta di un nuovo Stemma Araldico, che del precedente conservava soltanto i colori (rosso ed azzurro), il serpente verde e la granata dirompente, non più d’oro ma d’argento e non più sullo scudo, ma sopra di esso, in luogo del cimiero.

Il fregio da apporre sullo scudo del nuovo Stemma fu sanzionato con nota n. 548 del Ministero della Difesa in data 1° luglio 1952. Era costituito da una granata dirompente dalla cui parte inferiore uscivano le cordelline della grande uniforme dei carabinieri.

Il nuovo Stemma Araldico venne concesso all’Arma con Decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in data 27 dicembre 1952, su progetto del Collegio Araldico.

Il Decreto del Presidente della Repubblica così descrive lo stemma:

SCUDO

Tagliato: nel primo d’azzurro alla branca (zampa) di leone d’oro movente dal fianco destro dello scudo e stringendo un serpente naturale volto a sinistra; nel secondo di rosso alla quercia sradicata d’argento. Il tutto abbassato al capo d’oro partito da un palo d’azzurro. Lo scudo accollato a due carabine e quattro sciabole, tutte in decusse: le impugnature delle sciabole uscenti dallo scudo sopra d’oro e sotto d’argento“.

ORNAMENTI ESTERIORI

Sullo scudo il fregio dell’Arma dei Carabinieri, accompagnato da undici nastri svolazzanti ai lati dello scudo, dei quali, a destra: uno dei colori dell’Ordine Militare d’Italia, uno d’azzurro filettato d’oro, uno d’azzurro filettato d’argento, due d’azzurro ed uno d’azzurro fasciato d’argento; a sinistra: uno d’azzurro filettato d’oro, uno d’azzurro filettato d’argento, due d’azzurro e uno d’azzurro fasciato d’argento. Sotto lo scudo, su una lista con le estremità bifide, troncate di rosso e di azzurro, con alamari d’argento, il motto “Nei secoli fedele“.

STEMMA ARALDICO DEL 1977

Stemma araldico del 1977

Su proposta del Comando Generale dell’Arma, il Ministero della Difesa, con nota n. 741 del 25 giugno 1976, abrogò il precedente fregio ed istituì il nuovo, in tutto simile al primo, ma con le cifre d’onore R.I., intrecciate sulla granata. Il Presidente della Repubblica (Leone), con decreto del 19 gennaio 1977, modificò il precedente Stemma per la parte riguardante le ricompense.

In particolare, mentre il D.P. 27 dicembre 1952 elencava i nastri uscenti dallo scudo, il nuovo dispose, genericamente, che lo scudo dovesse essere “accompagnato dai nastri indicativi delle ricompense al Valore di cui l’Arma ha titolo di fregiarsi”.

Il Comando Generale – Ufficio Storico – realizzò quindi il nuovo Stemma Araldico, in cui figuravano tutte le decorazioni concesse alla Bandiera dell’Arma, ivi compresa la Medaglia d’Oro al Valor dell’Esercito (divenute 3 nel tempo) conferita al Vessillo dopo l’emanazione del decreto di modifica del precedente Stemma. Il disegno venne eseguito dal Prof. Francesco Paolo Volta, Accademico Tiberino.

A differenza del precedente, il nuovo fregio riportava le cifre d’onore intrecciate R (Repubblica) I (Italiana) e 19 nastri in luogo degli 11 precedenti.

Sotto il profilo formale, raffrontando lo stemma del 1977 con quello del 1952 si notano le seguenti altre differenze:

  • fregio con fiamma di nuovo disegno (dodici lingue di fuoco invece di cinque);
  • carabine e sciabole prospetticamente identiche, nei dettagli, alle carabine e alle sciabole del 1814 (nel precedente disegno era approssimativo);
  • nastri delle decorazioni uscenti dal fregio, come da circolare n° 210, 13 febbraio 1950 del Ministero della Difesa, dispos. III°, 2^, d (nel precedente usciva dallo scudo);
  • branca di leone di nuovo disegno (al naturale – nel precedente era stilizzata) e “movente” dal fianco destro dello scudo come descrizione dello Stemma contenuta negli atti costitutivi (nel precedente era inquadrata nel campo azzurro);
  • motto su lista rotonda essendo il nuovo Stemma inscritto idealmente in un cerchio (nel precedente la lista era dritta).

Per queste ultime modifiche apportate allo stemma araldico dell’Arma, occorre riferirsi alle vicende storiche retrospettive ed al significato attribuito alle diverse immagini che compongono il tutto. Va innanzitutto precisato che l’Arma Carabinieri ha diritto di fregiarsi dello Stemma Araldico perché fornita di Bandiera militare. Nel suo complesso e nei suoi particolari costitutivi, lo stemma evidenzia l’alta funzione sociale dei Carabinieri che, impersonificando la legge e la forza dello Stato, lottano contro l’insidia quotidiana della sovversione e del crimine.

STEMMA ARALDICO DEL 1989

 

Stemma araldico del 1989

La circolare dello Stato Maggiore Esercito n. 121 del 9 febbraio 1987 dispose che tutti i Corpi ed Enti dell’Esercito che avevano diritto a fregiarsi di uno stemma ne rivedessero il disegno, secondo le direttive che seguono:

  • scudo: di forma sannitica e con il solo vincolo del capo onorevole d’oro (indicativo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare conseguite) unico e non soggetto a partizioni;
  • corona turrita: tassativamente uguale, per tutti i Corpi od Enti, d’oro;
  • ornamenti, comprendenti in modo tassativo:
    a) una lista bifida d’oro, riportante il motto;
    b) eventuali onorificenze, “accollate alla punta dello scudo”;
    c) i nastri rappresentativi delle ricompense al Valore, “scendenti svolazzanti in sbarra ed in banda” ai lati dello scudo, in numero non superiore a 10.

In ottemperanza a tali direttive, venne ridisegnato lo stemma dell’Arma, mantenendo all’interno dello scudo gli stessi tradizionali elementi che figuravano in quello del 1977– carico ormai di quasi 40 anni di storia – rimuovendo soltanto il palo d’azzurro dal capo d’oro. Scomparirono, invece, gli ornamenti che caratterizzavano la raffigurazione precedente e venne ridotto il numero dei nastri ai lati dello scudo (alcuni dei quali, per rispettare il limite massimo di dieci, recano in cifre romane il numero delle decorazioni concesse più volte). La simbologia delle figure è rimasta immutata.

Il capo onorevole d’oro rappresenta le 3 Medaglie d’Oro al Valore Militare di cui è insignita la Bandiera dell’Arma.

L’insegna pendente sotto lo scudo ed i nastri a lato indicano:

  • 4 Croci di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, già Ordine Militare di Savoia, (nastro azzurro con filetto rosso centrale): Guerra Italo-Etiopica (1935-1936); Lotta contro il crimine (1946-1974); Lotta contro il crimine ed il terrorismo (1975-1981); Lotta contro la criminalità (1981-1984);
  • 3 Medaglie d’Oro al Valor Militare (nastro azzurro bordato di oro): 1a Guerra Mondiale (1915-1918); Battaglia di Culqualber (1941); Resistenza e Guerra di Liberazione (1943-1945);
  • 5 Medaglie d’Argento al Valor Militare (nastro azzurro bordato d’argento): Battaglia di Pastrengo (1848); Campagna di Libia (19111912); Battaglie di Eluet-el-Asel e Lamluda (1941); Campagna di Russia (1941-1943); Resistenza in Jugoslavia (1943-1945);
  • 4 Medaglie di Bronzo al Valor Militare (nastro azzurro): Battaglia di Verona (1848); Battaglie di Staffalo, Sommacampagna, Milano e Peschiera (1848); Cirenaica (1923-1924); Fronte Greco-Albanese (1940-1941);
  • 2 Croci di Guerra al Valor Militare (nastro azzurro con due filetti centrali d’argento): Tripolitania (1922-1923); Tripolitania (1922-1930);
  • 3 Medaglie d’Oro al Valore dell’Esercito (nastro azzurro con due filetti d’oro): Terremoto Friuli-Venezia Giulia (1976-1977); Terremoto Campania e Basilicata (1980-1981); Missioni di pace all’estero (1982-1993);
  • 6 Medaglie al Valor Civile (nastro tricolore): d’Oro, per l’alluvione del Polesine (1951); d’Oro, per le avversità atmosferiche (1956); d’Argento, per il disastro del Vajont (1963-1964); d’Oro, per le alluvioni (1966); d’Oro, per la lotta alla criminalità (1985-1991); d’Oro, per le alluvioni in Piemonte e in Emilia Romagna (1994).

STEMMA ARALDICO DEL 2002

 

Il nuovo stemma, concesso con DPR 21 maggio 2002, è il risultato di un recupero di tutti gli elementi succedutisi nella vicenda araldica dell’Arma dei Carabinieri, innestati in un percorso araldico rigoroso e in un modello grafico più armonico.

Nel Decreto, lo stemma viene così descritto:

Scudo di forma mistilinea: di rosso, inquartato dalla croce diminuita d’argento, il I e il IV alla mano destra recisa d’argento, posta in banda, impugnante il serpente di verde, allumato e linguato di nero, avvolgente la mano stessa, con la testa e la coda volte a destra; il II e III alla granata d’oro, infiammata dello stesso; al capo d’azzurro caricato dal leone illeopardito passante d’oro, allumato e linguato di rosso, armato d’oro, sostenuto dalla linea di partizione, attraversante il tronco del rovere d’argento sradicato, coi rami doppiamente decussati, ghiandifero di otto d’oro. Sotto lo scudo, su lista svolazzante d’azzurro, il motto in lettere maiuscole lapidarie romane d’oro “NEI SECOLI FEDELE”.
Lo scudo è timbrato dalla corona turrita d’oro, merlata alla guelfa, murata di nero, formata dal cerchio, rosso all’interno con due cordonate di muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), le torri di foggia rettangolare, merlate di dodici (quattro merli visibili, due angolari), chiuse e finestrate di uno di nero, il fastigio merlato di quarantotto (ventiquattro visibili), sei merli fra torre e torre”
.

La corona.
Le norme in materia araldica oggi in vigore sono contenute nel R.D. 7 giugno 1943, n.652 “Regolamento per la Consulta Araldica del Regno”. L’articolo 94 stabilisce che “Gli Enti morali possono fregiare la loro arma ed insegna con quelle corone speciali, delle quali si proverà la concessione e il possesso legale”.
La recente riforma aveva creato, per gli enti militari dell’Esercito, una nuova corona murata di otto torri (cinque delle quali visibili). Fu una riforma importante, perché, per la prima volta nell’araldica militare del dopoguerra, era stato introdotto un elemento unificante e, soprattutto, un richiamo nitido e inequivocabile al nostro ordinamento repubblicano.
Come le altre, la nuova corona ha otto torri (cinque delle quali visibili), un chiaro riferimento al paesaggio urbano delle migliaia di entità territoriali nelle quali l’Arma è da sempre radicata. La forma delle torri, più vicina all’iconografia comunale, è di uno slanciato parallelepipedo, dotato di una porta e di una finestra, alla cui sommità si innesta la zona di difesa. Così conformata, la corona riesce a soddisfare le esigenze di analogia, di unicità, di eleganza.

Lo Scudo.
La forma dello scudo è la stessa del 1935. Da un punto di vista estetico, questo particolare forma bucranica è molto felice e, soprattutto, consente di disporre di un ampio spazio per collocare le figure araldiche, come si vedrà in seguito:

  1. gli indicatori delle ricompense: il nuovo stemma non porta alcun segno onorifico, alla stregua delle insegne delle altre Forze Armate. Se ciò risultava necessario, alla pari degli altri Corpi, quando i Carabinieri facevano parte dell’Esercito, nella dignità di Forza Armata è già compresa l’idea del valore;
  2. il capo: nella parte superiore dello scudo ricompare l’antico capo d’azzurro nel quale si innestano, opportunamente modificate, le figure araldiche dello stemma del 1989;
  3. gli elementi del capo: a) il leone: l’attuale branca di leone che afferra il serpente diventa il leone, la parte si trasforma nel tutto. I motivi sono diversi: il leone passante, che dispiega il proprio corpo lungo tutta l’area orizzontale del capo, consente di riempire bene lo spazio; il leone è simbolo di fierezza, di nobiltà e di primato; l’oro del leone sull’azzurro del campo va a comporre un felicissimo legame cromatico. Naturalmente, il leone non afferrerà il serpente: come vedremo, il simbolo della saggezza comparirà in altra forma; b) la quercia: l’inserimento della quercia nello stemma repubblicano dell’Arma risulta assai efficace, perché traduce il simbolo classico della forza, della saldezza, del valore. Senonché, la divisione diagonale dello scudo del 1952 ha penalizzato molto la figura arborea, che risultava eccessivamente compressa e sacrificata. Inoltre, si era scelto di rappresentare la pianta in maniera fortemente veristica, mentre l’araldica prevede anche una raffigurazione molto più sintetica ma, certamente, più equilibrata: il rovere di quercia più diffusa in Italia. Il rovere è dunque collocato dietro al leone passante, al centro del capo, nella corretta foggia araldica del rovere sradicato.
    L’albero è d’argento, fruttato d’oro, a simboleggiare la fecondità dei principi e degli ideali dell’Arma, che attraversano intatti e rinvigoriti il succedersi delle generazioni;
  4. il campo dello scudo: sotto il capo si dispiega l’intero campo dello stemma originario, di rosso alla croce diminuita d’argento (un riferimento agli alamari), accantonata dalle due mani d’argento che tengono il serpente di verde e dalle due granata infiammate. Queste ultime riacquistano in tal modo la rilevanza dovuta ad un simbolo che si è radicato familiarmente nell’iconografia e nella considerazione collettiva;
  5. il cartiglio: sotto lo scudo, la lista svolazzante d’azzurro (simbolo dello status militare), in una forma più semplificata dell’originaria, reca il motto “NEI SECOLI FEDELE” in lettere lapidarie dorate romane.